Nella sala travaglio dell'Ospedale di Novara quella notte tra il 21 ed il 22 ottobre c'era un silenzio magico, si sentiva fuori piovere a dirotto, dal corridoio a fianco si sentivano le infermiere del cambio turno che si lamentavano del tempaccio e nella penombra della stanza, sotto la coperta, io contemplavo la creatura che dormiva serena accanto a me, nel caldo del mio abbraccio e ascoltavo il suo respiro interrotto ogni tanto da alcuni sospiri. Era così piccolo, con tanti capelli nascosti sotto la cuffietta, le manine grinzose ed un odore unico. Siamo stati molto fortunati che quella notte non c'erano stanze per noi in reparto e nessun'altra mamma aveva intenzione di partorire, così abbiamo potuto riposare e conoscerci in una dolce intimità. Una notte unica, la mia prima notte in ospedale, la mia prima notte da “mamma”, la prima notte al mondo di Luca...

domenica 10 gennaio 2010

21 ottobre 2009: il giorno che ci ha cambiato la vita

Scritto da Elena
La giornata del 21 è stata veramente lunga, ma così intensa e travolgente che nel complesso è volata in un attimo per me e Alfredo. Dopo una gravidanza cercata da più di due anni e trascorsa giorno dopo giorno in felice aspettativa, tutto è avvenuto nell'arco di meno di 24 ore, senza dare alcun preavviso, non dandoci neanche il tempo di renderci conto che finalmente il nostro Luca era pronto e aveva deciso di venirci a conoscere.

La sera prima a cena ho detto ad Alfredo che avevo completato tutti i lavoretti di casa che volevo fare e tutto era pronto per l'arrivo di Luca, c'era solo da aspettare e sperare che si decidesse da solo.
All'1,30 di notte i primi dolori mi svegliano ma cerco di lasciar dormire Alfredo e di rilassarmi perché pensavo fossero passeggeri, provo anche ad andare in bagno a fare la pipì temendo che sia la vescica che scaccia, ma i dolori continuano intermittenti. Alfredo se ne accorge che respiro in modo strano e mi chiede cosa c'è. Gli dico che ho delle contrazioni e lui nel dormiveglia viene preso da un momento di panico dalla notizia improvvisa nel cuore della notte, salvo poi riaddormentarsi a sprazzi quando non gli stringo la mano durante la contrazione.
La notte passa e si fa mattina, facciamo colazione, io in piedi camminando e mangiando non appena finisce il male e cominciamo a capire che pur avendo seguito ben due corsi preparto, l'emozione quando arriva il momento ti fa perdere la ragione! Arriva a casa anche mia mamma a salutarci e mi vede camminare per casa in mutande avvolta con il plaid. Ogni tanto mi appoggio al mobile in silenzio e poi riprendo a parlare.
Tra varie telefonate a vuoto al mio ginecologo, finalmente l'ostetrica dell'ospedale mi risponde e mi consiglia di fare una doccia calda e vedere come va. Così scopro nello spogliarmi che ci sono perdite di muco e sangue: sarà il tappo ??!?! Alf torna in salotto e dice a mia mamma: “Elena ha perso il tappo!!” e mia mamma non capisce cos'è sto tappo e si fa due risate!
La doccia è stata piacevole ma si sono avvicinate le contrazioni (ogni 6 minuti circa) e avendo 40 minuti di macchina da fare ho preferito prepararmi e decidermi ad andare.

Arriviamo in ospedale (io appesa al poggiatesta del sedile posteriore) e siamo saliti in reparto ostetricia. Lì le contrazioni sono diminuite e temo di aver sbagliato a voler andare. Mi attaccano comunque al tracciato, per fortuna le ostetriche sanno bene che cambiando ambiente le contrazioni posso smettere e poi riprendere. In stanza c'è un'altra ragazza scocciatissima, che legge un quotidiano come se fosse dalla pettinatrice. Io invece ho ripreso le mie contrazioni e potendo stare in piedi mi appoggio al muro, anzi potessi lo scalerei con le unghie! Il tracciato ha picchi abbastanza regolari da 80-90-100 e guardandolo mi chiedo se va bene come tracciato.
Segue la visita ginecologica, un po' dolorosetta , in cui temo che la dottoressa mi voglia rompere il sacco amniotico, ma mi dice che sono a 3 cm di dilatazione che mi ricoverano.
Lì ho avuto un momento di paura e ho pensato:“Caspita non sono mai stata ricoverata in vita mia! Allora ci siamo veramente? Non mi mandano a casa!”. Purtroppo di stanze non ce ne sono e rimango in corridoio ad appendermi al muro ad ogni contrazione! Un signore venuto a far visita mi guarda, mi sorride ed io a momenti lo mando a quel paese!! nel frattempo mando Alf a prendere da mangiare essendo la mezza, così mi sono messa a mangiare un toast in mezzo al corridoio tra una contrazione e l'altra, finché un'infermiera mi dice che la sala parto è libera e ci possiamo accomodare. La sala parto?!?! addirittura!!

In sala parto ho avuto il mio secondo momento di panico vedendo il letto, mi sono sentita con le spalle al muro, pensando, seppur Alfredo era sempre con me, “adesso tocca solo a me partorire, è il mio turno e non si può tornare in dietro!”
L'ostetrica che mi accompagna per tutto il parto si chiamava Angela, ed è una dolcissima ragazza più giovane di me che per tutto il pomeriggio fino a sera mi conforta e incita nel momento della contrazione a spingere.
Sono stata parecchio tempo a carponi appoggiandomi al fondo del letto, Angela sente il cuoricino di Luca che batte benissimo e ogni due ore mi visita per vedere come procedo. Mi svuota la vescica con il catetere perché da sola non ce la faccio.
Arriviamo a 7 cm e proviamo altre posizioni: in piedi appoggiata alla spalliera del letto, seduta sulla palla e sulla sedia norvegese con Alfredo che mi faceva da "schienale", mentre ogni tanto spuntano altri medici e ginecologi che verificavano come procedevo. A questo punto un dottore viene e mi convince a rompere il sacco per far scendere maggiormente la testina di Luca ed io pur con paura acconsento: sento il flusso caldo scendere giù e Alf mi rassicura che è limpido.

Le ore dentro quella sala parto passano con sottofondo radio RDS e Alf tra una contrazione e l'altra mi chiede se voglio mangiare, bere, prendere i fiori di Bach o i granuli omeopatici ed io alterno le mie scelte tra un cornetto e un succo di frutta. In effetti sono stata fortunata perché le contrazioni non si sono mai ravvicinate tanto, lasciandomi il tempo di respirare e parlare.
Man mano che la sera arriva io mi faccio sempre più stanca e dolorante e inoltre non ho nessun impulso a spingere pur avendo sentito la testina proprio lì in mezzo alle gambe, lo faccio quando arriva la contrazione perché riduce il dolore e sento che Luca scende un po' ma non ho un impulso irrefrenabile come ho tante volte letto.

Io comincio ad essere decisamente stanca chiedo tra un urlo e l'altro che mi facessero una dose di antidolorifico, ma ormai mi dicono che non serve più, devo solo spingere fuori Luca, ma io non ho più forze e tutte le volte che arriva la contrazione, Angela mi incita ma io mollo la spinta dopo poco.
A questo punto intervengono i ginecologi che essendosi fatte le 21 passate, pensano che sia ora di tagliar corto e preparano un po' di arnesi. Io mi preoccupo e dico che non voglio l'episiotomia né tantomeno la ventosa! Ma sono troppo stanca per parlare o capire cosa voglio, ma Alf vigila su tutto come un falco...
Mi fanno comunque una anestesia preparatoria all'episiotomia (che comunque non mi fanno) e poi mi danno un po' di ossitocina endovena di supporto, che sinceramente non ho notato!

Arriva la ginecologa che sembra un gendarme tedesco e dice che ora lo facciamo uscire ed io sono contenta che mi aiuti. Così, distesa sul lettino (dove non volevo partorire perché non riuscivo a tirare le maniglie ma le spingevo) appena arriva la contrazione mi aiuta allargando manualmente ed in parte acchiappando la testina di Luca accompagnadola per metà fuori. Io ho sentito un gran bruciore ed ho urlato con tutto il fiato che avevo!! e finalmente la testina esce per metà fuori e sento la voce di Alfredo che mi dice che è fatta, Luca è fuori, manca un ultima spinta!
L'ostetrica vede la testina piena di capelli e mi dice che ha anche le basette come papà e ridono tutti! Io sento che è quasi finita, mi rassereno e aspetto la contrazione successiva con la quale sento sgusciare fuori tutto il corpicino caldo e liquido: ...sono le 21:43...è nato Luca!

Non mi ricordo di averlo sentito piangere, sono tranquilla che sta bene perchè Alfredo lo segue, lo portano a pulire mentre io mi concentro sul secondamento che dopo poco arriva ed esce anche la placenta. L'ostetrica ce la fa vedere ed è perfetta, la ringrazio perchè ha protetto e nutrito bene il nostro piccolo!
Alfredo, che aveva seguito Luca, me lo riporta sporco un attimo addosso per farmelo finalmente vedere e attaccare al seno...



poi una fastidiosissima pulizia interna, quattro punti di rammendo (con due praticanti che devono imparare a cucire!), una punturina per contrarre l'utero e una bella lavata disinfettante ed eccomi pronta per l'arrivo di Luca tra le mie braccia pulito e misurato, dopo aver salutato i nonni che sono stati a soffrire tutto il giorno fuori dalla sala parto!

Quì è proprio quando Alfredo lo "mostra", ancora sporco, ai nonni prima di portarlo finalmente a lavare e poi di nuovo da me...


Mi fanno alzare, cambiare e ci portano in sala travaglio a goderci un po' di intimità noi tre (ed io a rifocillarmi con l'avanzo di toast del pranzo e altre cosucce che mi ero conservata): il giorno 21 volge al termine e noi finalmente siamo una famiglia!
Tutto il mondo si concentra per me in quella stanza dell'ospedale, in quel letto, in quell'abbraccio, in quel fagottino caldo: il nostro Luca è arrivato e tutta la fatica fatta passa!!
Peccato solo che Alf non è potuto restare con noi e sotto una pioggia torrenziale e senza ombrello se n'è dovuto andare a casa a mezzanotte passata e completamente fradicio dalla pioggia presa nel percorso verso l'auto...

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